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LEGGI IL NUOVO LIBRO DI GABRIELE PAOLINI: 1° Capitolo, parte seconda (N°6)







"L'ABILE GINEPRAIO"





FELLINI ED IL GIOVINE ISTRIONE, la magia della bugia… (parte seconda)

Senza conoscere la mia ‘precoce’ e ‘piccante’ vita privata, Fellini si espresse, nel descrivermi, con la frase “esibizionista all’ennesima potenza”. Ebbe conferma poi, della sua intuizione, durante un nostro ‘singolare’, breve, viaggio in taxi. In una calda giornata del giugno 1992, dopo la solita sosta del Maestro al Bar Canova, mi feci coraggio e chiesi al regista riminese la cortesia di poter usufruire del suo taxi, fino a Porta Pia. Fellini mi guardò e disse: “Su, monta dentro e non farmi perdere troppo tempo”. Fellini salì dietro al taxi, stando alle spalle del guidatore. Anch’io salii dietro, stando così a fianco del Maestro. Il taxi partì da Piazza del Popolo, per dirigersi a Porta Pia, dove io sarei sceso; il taxi avrebbe poi proseguito il suo viaggio verso Corso D’Italia, per portare Fellini al suo ufficio. Non so che cosa successe, precisamente, in quei pochi, straordinari, minuti. Ero molto confuso, ma decisamente eccitato.

Fellini, aveva sulle sue gambe una mazzetta di quotidiani. Con molta freddezza e senza farmi scorgere dal guidatore, mi feci coraggio e poggiai con molta delicatezza la mia mano sotto i quotidiani, arrivando a toccare i genitali del Gran Maestro. Lui, rimase muto, stupito, interdetto. Ero riuscito, paradossalmente, a mettere in difficoltà Colui che, sul suo Set, metteva tutti in riga. Nel giro di pochi attimi, ponevo l’altra mia mano sul mio cazzo ed in meno di un minuto raggiunsi l’orgasmo più coinvolgente della mia vita. Tengo a precisare che, mai, in seguito, sono riuscito a ‘venire’, in meno di un minuto. Essendo sempre stato feticista, le mie mutande impregnate di ‘sborra’, in un certo senso, ‘felliniana’, sono, a tutt’oggi, custodite con estrema ‘gelosia’.

Quella mattina fu davvero, per me, indimenticabile, come speciale fu un’altra giornata, quella di LUNEDI’ 11 OTTOBRE 1993. Il Maestro era stato ricoverato, già da qualche giorno, presso l’ “Istituto di Neurologia” dell’ Ospedale Policlinico di Roma. Aveva uno stato di salute molto precario; infatti, prima di giungere a Roma, per essere curato, aveva sofferto molto ed era già stato ricoverato in un altro Ospedale, a Ferrara. Io avevo seguito, con molta attenzione, tutto l’evolversi del calvario di Fellini, attraverso i quotidiani e la televisione.

Quando seppi del suo ricovero a Roma, senza pensarci due volte decisi di tentare di far visita al Maestro. L’unico grande problema era quello di riuscire ad entrare in un reparto, come quello di Neurologia ed arrivare fin alla camera di Fellini. Sapevo infatti che solo pochi intimi potevano avvicinarsi alla sua camera e sapevo per lo più che il Maestro non voleva vedere quasi nessuno. Ma io mi dissi che in qualche modo ‘DOVEVO’ assolutamente incontrare ancora una volta Fellini. Infatti, il regista riminese era in gravissime condizioni di salute, rischiava la vita. Mi feci forza, marinai la scuola e, come detto sopra, lunedì 11 ottobre 1993, andai al Policlinico. Arrivai davanti alla Clinica di Neurologia, senza entrare, alle 9.30. Seguii, con molta attenzione i movimenti dei medici, degli infermieri. Passavano i secondi, i minuti, le ore ed io non avevo il coraggio di entrare dentro il reparto, perché avevo il terrore che qualcuno mi dicesse che non potevo entrare. Sarebbe stato per me un dolore tremendo. Ad un certo punto, erano quasi le 15.00, mi dissi, “Vai Gabriele è giunto il momento!!”.

Con passo deciso e risoluto, con la mia classica giacca e cravatta, con un fiore in mano ed un pacchetto regalo, superai il varco del reparto di Neurologia e venni, all’istante, fermato da un infermiere che mi chiese dove stessi andando. Io risposi, con voce debole, che volevo portare al Maestro un fiore ed un regalo. L’infermiere mi chiese se Fellini mi conosceva ed io risposi,quasi urlando: “Certo che mi conosce!!”. L’infermiere si allontanò e si diresse verso la stanza di Fellini. Lì fuori c’era Giulietta Masina, la sua adorata e fedele moglie. L’infermiere parlottò un po’ con Giulietta, poi mi indicò e vidi la Masina entrare nella stanza. Uscìì dopo pochi minuti e l’infermiere mi fece un cenno con la sua mano, invitandomi ad avvicinarmi. Salutai la Masina ed emozionatissimo entrai nella stanza.

Erano le 15.15 e Fellini aveva da poco finito la sua mezz’ora di ginnastica quotidiana. La Masina rimase fuori dalla camera, dentro c’era solo un’infermiere che uscì dopo una manciata di secondi, rispetto al mio ingresso. Vidi Fellini molto indebolito, aveva un viso sofferente. Io lo guardai con una grande emozione, come sempre succedeva quando i miei occhi si poggiavano su quel Gran Maestro. Gli diedi la mano e gliela strinsi per quasi un minuto. Lui mi guardò e mi disse: “Perché sei venuto?”. Ed io: “Maestro, innanzitutto la ringrazio per avermi fatto entrare, so che lei, in questo momento non gradisce le visite. Io sono venuto qui, in Ospedale, perché tenevo tanto a salutarla ed a portarle un fiore ed un modesto omaggio. Una cassetta audio ed un piccolo registratorino, affinchè lei possa ascoltare la cassetta che le regalerò. In questo nastro, sia sul lato A che su quello B ho registrato un’unica musica. Il ‘girotondo finale’ di “Otto e mezzo” che Lei ben conosce!!!. Spero che il mio regalo le sarà gradito”. Fellini, mi guardò, con ammirazione e stupore, gli scoppiò una lunga risata e mi disse: “Già sono rimbambito a sufficienza, se dovessi ascoltare tutta la cassetta, starei fresco. Comunque ti ringrazio e lascia tutto su quel tavolino”. Fellini mi diede un pizzicotto sulla guancia e continuò ancora a ridere. Dopo poco io feci una domanda al Maestro: “Perché ha deciso di venire in Ospedale, qui a Roma?. A Ferrara la seguivano con molto amore e molta cura”. In quel momento si aprì la porta della camera ed entrò l’infermiere che mi invitò ad uscire. Fellini allora, si rivolse all’infermiere dicendogli che voleva rispondere ad una mia domanda e così disse, in presenza mia e dell’infermiere stesso: “Appena sono arrivato qui al Policlinico, ho visto Anna, Anna Magnani”. Io e l’infermiere ci guardammo , un po’ stupiti, non capendo chiaramente quello che Fellini volesse dire, in quanto la Magnani era scomparsa già da molti anni. Poi io rivolsi un’altra domanda a Fellini: “Maestro, vorrà forse dire, che l’ha sognata!”. E Fellini, decisamente irritato rispose: “Ragazzi, smettetela, so perfettamente quello che sto dicendo. Io ho visto Anna, ci siamo salutati e Lei mi ha detto: ‘Arrivederci’. Tutto questo mi ha molto colpito”.

Dopo le parole del Maestro io e l’infermiere ci guardammo a lungo, ammutoliti ed increduli. Eravamo letteralmente storditi dalla poesia e dal sentimento con il quale Fellini ci aveva raccontato quel suo particolare sogno, così toccante. Dopo qualche minuto, salutai il Maestro ed uscì dalla sua stanza. Con un delicato sorriso la Masina mi accompagnò fuori dal reparto di Neurologia. Erano circa le 15.45 ed una volta uscito dall’Ospedale ero profondamente commosso per aver incontrato, ancora una volta il grande regista riminese. Avevo dentro la mia mente quella straordinaria confessione di Fellini. Il Maestro, durante la sua vita, aveva sempre dichiarato pubblicamente il suo Particolare Amore per l’attrice Anna Magnani. E lo aveva dimostrato, ancora una volta, con quel ‘sogno – visione’.

Dopo circa un’ora, decisi che quell’incontro e la confidenza fattami da Fellini erano entrambi degni di essere resi pubblici. Chiamai così il “Corriere della Sera“ e, dopo aver preso un appuntamento, nella sede romana del quotidiano, in Via Tomacelli, incontrai il giornalista Paolo Conti che, talmente colpito da quanto io gli raccontai, il giorno seguente, il 12 Ottobre 1993, fece uscire un grosso articolo sul "Corriere della Sera", utilizzando la mia storia. Mi ricordo che l’articolo, in questione, fu, il giorno della sua uscita ed in quelli seguenti, molto chiacchierato da giornalisti di quotidiani e televisioni , italiani e stranieri . Tutti erano molto stupiti dalla visione che Fellini mi aveva narrato e soprattutto da come l’attrice Anna Magnani, in quella circostanza, raccontata, avesse salutato il Maestro, con un ‘preoccupante‘ ARRIVEDERCI!!!. Domenica 17 ottobre 1993, il regista fu colpito da un nuovo ictus, mentre era a pranzo con sua moglie, la Masina. Il clima, all’Ospedale, era di grande angoscia. Fellini rischiava, ancora una volta la vita. Io andai subito all’esterno dell’Ospedale, che nel frattempo era diventato un vero e proprio circo di satelliti televisivi, cronisti, fotografi, curiosi, attori ed attorucoli, tutti lì ad attendere nuove notizie sulla salute di Fellini.

Mi ricordo che, già all’epoca, ero molto attratto dalle dirette Tv, soprattutto da quelle della Rai. Infatti mi mettevo dietro al cronista, nel momento del collegamento con il telegiornale. Il 20 ottobre, alle ore 11.13, l’importante Agenzia di Stampa “AGI”, riprese la notizia del Corriere del 12 ottobre e mi intervistò, in merito alla visione-sogno che Fellini mi aveva confidato. Furono molti i quotidiani italiani e non, a riprendere la notizia, il giorno seguente, il 21 ottobre. Mi ricordo che il quotidiano “La Stampa”, oltre a riportare l’agenzia Agi, scrisse dell’incredulità di un amico di Fellini, il signor Maurizio Meli (anche lui presidiava l’Ospedale, per avere delle notizie, sulla salute del Maestro) , in merito al mio incontro con il regista riminese (“La Stampa“ del 21-10-1993).

A rispondere dell’incredulità di quell’amico di Fellini, fu il giornalista, del noto settimanale “Gente“, Paolo Scarano, che dopo aver letto l’articolo sul “Corriere“ mi chiamò per un intervista, in merito al mio incontro con il Maestro e poi si recò, lui stesso, in Ospedale per avere conferma, da Fellini, di quello che avevo svelato alla stampa nazionale. Sul N°45 di “Gente“ (datato 1 Novembre 1993), a firma di Scarano, uscì un lungo servizio sull’argomento Fellini-Magnani, di ben cinque pagine; venne pubblicata, anche su quel numero, una bellissima fotografia che mi ritraeva con il Maestro. In fondo al servizio Scarano riportò una domanda, fatta a Fellini, presso l’Ospedale: “Maestro, c’è un ragazzo che sostiene di aver avuto da lei una rivelazione particolare. E’ vero che, appena è arrivato al Policlinico, lei ha visto Anna Magnani?“. E Fellini rispose al giornalista: “Bè, che c’è di strano?. Abbiamo fatto una lunga chiacchierata, parlato di tante cose, di carattere personale. No, a voi giornalisti non dirò nulla. Tanto non capireste. E ora mi scusi, la devo lasciare. Devo andare al gabinetto e poi devo riprendere gli ‘allenamenti‘ . Arrivederci“.

Così, per onor di cronaca, Fellini confermò dell’incontro che avevo avuto con Lui, al giornalista Scarano. Alle ore 12.00 del 31 ottobre 1993, dopo soli venti giorni dallo straordinario incontro avuto con Fellini, il Maestro morì presso l’Ospedale Policlinico di Roma. Insomma la visione che il regista mi aveva raccontato, si è, poi, dopo pochi giorni, rivelata ‘profetica‘. Anna Magnani, con quell’ “ARRIVEDERCI”, lo aveva solo salutato, per poi poterlo abbracciare, di persona. Il primo novembre 1993 l’Agenzia "AGI", mi intervistò, rilanciando, in tutto il mondo, l’INCONTRO PROFETICO che avevo avuto con Fellini. Quella notizia dell’ARRIVEDERCI della Magnani, venne, nei giorni seguenti, ripresa da molti canali televisivi, italiani e non e pubblicata dai più importanti quotidiani nazionali e del resto del mondo (“THE NEW YORK TIMES“, 3-11-1993 / “EL PAIS“, 3-11-1993 / “LIBERATION“, 3-11-1993).

Nel N°2355 (del 13-11-1993) del settimanale “STOP“, in un’intervista, dopo la morte di Fellini, sua moglie, la Masina così dichiarò alla giornalista Olga Tedeschi: “Negli ultimi tempi mio marito aveva visto spesso in sogno care persone scomparse. Mi disse che aveva ‘incontrato‘ Federichino, il nostro bambino morto in tenerissima età e anche Anna Magnani, che lo aveva salutato con un inquietante ‘a presto‘ su cui Federico non potè fare a meno di tornare continuamente con la mente “. Insomma quell’incontro tra me e Federico Fellini e la visione che lo stesso registà mi svelò, fu un vero e proprio scoop giornalistico mondiale. Quotidiani, televisioni, radio ripresero il noto “ARRIVEDERCI“ della Magnani. Infatti ben 20 giorni prima della sua morte Fellini aveva avuto un ‘RICHIAMO’ verso l’ALDILA’, dalla sua cara e tanto amata Magnani. Ed io, con il contributo , del “Corriere“, prima e, poi, con tutti gli altri organi della stampa e della tv, riuscì ad immortalare nella storia un “CAPITOLO DELLA STRAORDINARIA VITA FELLINIANA“.

Però, non è TUTTO. Infatti dopo ben 12 anni voglio dire la VERITA’. Quel famoso giorno, l’11 ottobre 1993, io entrai, si, al Policlinico, incontrai, si, Fellini, ci salutammo, gli regalai un’ audiocassetta ed il registratorino, ma non mi raccontò AFFATTO della VISIONE- SOGNO che ebbe e del suo INCONTRO CON ANNA MAGNANI. Fu, da me, tutto inventato. Bugia, fantasia di un ragazzo, che all’epoca aveva solo 19 anni !!!. Ebbi molta creatività, ma la cosa più SCONCERTANTE e FANTASTICA fu che, Federico Fellini, innamorato, come pochi, delle bugie ed amante della creatività, avendo un’evidente simpatia per me e rimanendo talmente affascinato dalla MIA PICCOLA-GRANDE BUGIA, confermò tutto quello che io avevo dichiarato al giornalista del “Corriere“, Paolo Conti, attraverso la penna del cronista Paolo Scarano di “Gente“. Io avevo, si, mentito alla stampa, ma ero risucito a dipingere un incontro molto particolare tra Fellini ed Anna Magnani, talmente VEROSIMILE, che lo stesso regista riminese, se ne APPROPRIO’ e, decise, così, di GIOCARE CON IL ‘GIOVINE ISTRIONE CHE SALTELLA SU E GIU’ PER VIA MARGUTTA’!!!.









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Pubblicato su: 2005-08-30 (2637 letture)

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