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VAN HELSING.

RECENSIONE DELL'ARTISTA GABRIELE PAOLINI.






Hugh Jackman e Kate Beckinsale


Sulla carta, un'operazione geniale. Riprendere i vecchi mostri (Dracula, Frankenstein, L'uomo lupo) di casa Universal, protagonisti di tanti capolavori di successo dagli anni trenta in poi, e preparare un bel pacchetto per il pubblico moderno, magari quello che segue da anni le serie televisive Buffy e Angel (ossia, horror per un pubblico di adolescenti, che non ha nulla a che fare con quello dei maestri degli anni settanta Craven, Carpenter, Romero, Cronenberg, ecc.).

Insomma, l'high concept capace di sbancare i botteghini di tutto il mondo, non a caso fatto uscire in contemporanea planetaria all'inizio di maggio, periodo che ha fatto la fortuna di pellicole come Spider-Man. E se anche il prodotto finito non sarà favoloso, si pensava, sarà comunque almeno un intrattenimento leggero e curioso. Ma come spesso capita a Hollywood recentemente, gli studios sembrano in grado non solo di non sfruttare le loro miniere d'oro, ma anche di trasformare il nobile metallo in qualche lega di basso valore. Così, quello che doveva essere l'hit dell'estate (americana e non), si candida autorevolmente al titolo di bufala del 2004.

Non ci aspettava certo nulla di esaltante da un regista e sceneggiatore mediocre come Stephen Sommers, già colpevole di diversi misfatti (meritevoli di qualche anno di galera) con i due episodi de La mummia. Ma qui il nostro eroe esagera decisamente e punta diretto all'ergastolo (considerando anche la formula giudiziaria a stelle e strisce dei "tre reati=carcere a vita", sarebbe anche giusto). D'altronde, ci vuole del talento per non suscitare neanche un brivido con le tre massime icone horror di sempre e nello stesso tempo mancare clamorosamente la possibilità di divertire il pubblico con un po' di umorismo. Le risate comunque arrivano, ma sono involontarie. Un momento per tutti, il finale malinconico e romantico (si fa per dire), che porta il kitsch a vette difficilmente raggiungibili, senza contare ovviamente decine di dialoghi insulsi e personaggi scritti con i piedi. Non aiutano certo gli effetti speciali. Così come capitato per La mummia 2 (l'apparizione conclusiva de del re scorpione è una delle pagine più buie della storia del settore), anche in questo caso la Industrial Light and Magic ha subito forti ritardi nel suo lavoro, con il risultato non solo di produrre un'opera banalissima (c'è ancora qualcuno che non sbadiglia di fronte ad un morphing di un volto?), ma anche decisamente inadeguata per i soldi spesi nel film.

Insomma, saremmo già sulla cattiva strada, ma non poteva mancare la complicità degli interpreti in questo crimine contro l'umanità. Hugh Jackman si salva ai punti, ma lascia perplessi vedere come un talento del genere (il suo Wolverine regge da solo l'architettura scricchiolante dei due capitoli degli X-Men) non sia in grado di trovare progetti all'altezza (o di pretendere dei cambiamenti nei film in cui è coinvolto, come farebbero Tom Cruise o Tom Hanks). Decisamente pietosa invece Kate Beckinsale, che conferma, dopo Pearl Harbor e Underworld, di essere un bel volto e nulla più. Di sicuro si trova di fronte al personaggio più idiota del film, ma non sembra essere in grado di far nulla per migliorare la sua parte. Si termina con uno dei peggiori Dracula mai visti sullo schermo, interpretato da un Richard Roxburgh (che ben altra figura faceva nei panni del conte in Moulin Rouge) troppo eccessivo e caricaturale. Confidando in un grande successo, la casa di produzione aveva fatto firmare ai protagonisti un'opzione per l'eventuale sequel. Pronostico facile: non ci sarà...









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Pubblicato su: 2004-05-05 (3748 letture)

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